Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce by Federica Seneghini

Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il duce by Federica Seneghini

autore:Federica Seneghini [Seneghini, Federica]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2020-07-11T16:00:00+00:00


39

Quando il giorno dopo la Strigaro arrivò in negozio per iniziare il turno, trovò Cardosi buttato su una sedia. E le sembrò invecchiato, stanco, quasi distrutto. Lo trovò strano, perché era convinta di dovere essere lei a raccontargli cosa fosse successo al campetto e, invece, capì all’istante che il padrone sapeva già tutto.

Quella mattina due uomini si erano presentati in negozio all’alba, avevano scosso la saracinesca in malo modo e lui era sceso ad aprire ancora mezzo svestito.

«Chi siete?»

Quelli avevano iniziato a sbraitargli in faccia i loro ordini, dandogli del tu.

«Hai capito, Ugo? Siamo stati chiari? Dobbiamo dirtelo un’altra volta?» continuavano a ripetere.

Gli avevano urlato che era ora di finirla, che dovevamo piantarla una volta per tutte con questa storia del calcio.

Fu in quel momento che arrivai io e li trovai così, sconvolti, seduti al loro tavolaccio. Si girarono entrambi verso la porta e mi fecero un cenno come a dire di chiudere, di fare piano.

«Che succede?» chiesi con un filo di voce, appoggiando a terra le bottiglie vuote.

E Cardosi iniziò a raccontare.

«“Era proprio come diceva lei, sa?” mi dice subito questo tizio alto, magro, con un cappello in testa, sulla quarantina. Appena entrato mi ordina di dargli del vino, io glielo verso e lui lo butta giù in un sorso e vuole che gliene dia subito dell’altro. E poi si mette lì a guardarmi con quella sua espressione vuota, con quegli occhi da matto, io avevo ancora i pantaloni del pigiama addosso, figuratevi. “Quella Lucchi, sa, a correre è davvero forte” mi dice. “Potrebbe esserci davvero utile.” Così dice. Utile. E poi fa il nome della Ninì Zanetti e della Ester Dal Pan e forse di qualcun’altra. Io non so che fare. E c’è anche questo Valmori, così mi pare si chiamasse, un altro fascista, con gli occhi da pazzo pure lui, che si mette in un angolo senza dire niente, stava là, ecco, appoggiato a quelle casse di vino. E Carnevali mi fa il nome anche di Rosetta, dice che vorrebbero riconvertirla alla pallacanestro, riconvertirla, così dice, perché secondo loro tua sorella è brava in un gioco di squadra. E anche lei potrebbe essergli utile, così dice, utile. E io allora giù a dirgli che voi ragazze ve ne fregate degli altri sport, per dirla come la direbbero loro, che voi volete giocare a calcio, che noi vogliamo solo giocare a calcio, e quello niente, si versa da sé un altro bicchiere e mi fissa senza dire nulla, mi fa parlare ma non mi ascolta, lo capisco che manco mi sta ascoltando. Io provo a dirgli degli allenamenti, della fatica che avete fatto per tutti questi mesi, di Pende, dei ginecologi, dell’autorizzazione di Arpinati, ma quello niente, se ne sta lì seduto dove stai tu, Marta, tranquillo, a bere. E poi si alza, dice che ora devono proprio andare e mi ripete che si sono segnati i nomi della Franca Agorni, ecco sì, la Franca, hanno nominato la Franca. E poi hanno nominato la Zanetti e Rosetta e la Lucchi e la Dal Pan.



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